Il neuromarketing funziona davvero?

La comunicazione efficace è un elemento chiave in qualsiasi strategia di marketing di successo.

Ma come si stabilisce l’efficacia di un messaggio, di una campagna, di un intero brand?

Il marketing non è una scienza esatta, e si trasforma di giorno in giorno, soprattutto nell’era digitale in cui siamo. Fortunatamente, però, ci sono metodologie e approcci che restano sempre validi, rinnovandosi e aggiornandosi di pari passo con le esigenze di mercato.

Uno degli strumenti più incisivi, che nel tempo ha guadagnato sempre maggiore risonanza, è il neuromarketing.

Cos’è il neuromarketing?

Se ti dico ‘lattina rossa’, che immagine ti viene in mente? La risposta ha a che fare con il neuromarketing.

Ma andiamo con ordine.

Il neuromarketing è un approccio che si avvale delle neuroscienze per analizzare e comprendere le risposte cerebrali ed emotive dei consumatori alle strategie di marketing. Attraverso tecniche come la risonanza magnetica funzionale e l’eye-tracking, infatti, è possibile studiare come il cervello elabora le informazioni pubblicitarie, e di conseguenza come influenza la risposta emotiva dei consumatori, le decisioni d’acquisto e la percezione del brand.

Lo sviluppo di software sempre più avanzati di intelligenza artificiale e del machine learning apre nuove opportunità per analizzare il comportamento dei consumatori in modo approfondito e innovativo, rivoluzionando la competitività nel mercato odierno.

Ma il neuromarketing funziona?

Il modo migliore per comprendere davvero quanto il neuromarketing possa migliorare la comunicazione di un brand è guardare come si comportano i brand più iconici e longevi della storia.

Coca-Cola, ad esempio, ha utilizzato tecniche di neuromarketing sia per ottimizzare le caratteristiche dei suoi prodotti che per costruire campagne pubblicitarie memorabili. Studi approfonditi sul branding hanno rivelato che il solo logo di Coca-Cola attiva nei consumatori aree del cervello associate alla felicità e alla ricompensa. Ecco perché l’inconfondibile marchio occupa largo spazio sul packaging dei prodotto e appare nelle pubblicità di qualsiasi genere (spot TV, social, cartellonistica) molto più spesso di quanto accada per altri brand.

Coca-Cola e la Pepsi challenge

Che il neuromarketing di Coca-Cola funzioni perfettamente lo ha dimostrato la campagna Pepsi Challenge, nella quale i partecipanti hanno dichiarato di preferire Pepsi nel blind test (ovvero nell’assaggio a occhi chiusi), ma hanno scelto convintamente Coca-Cola quando veniva mostrato loro il marchio della bibita. Questo significa che la fiducia nel brand Coca-Cola ha ormai superato per importanza perfino la ricerca del gusto migliore.

Allo stesso modo, davanti alla parete di bottiglie di un supermercato, il logo di Coca-Cola influenza la scelta che faremo, entrando a gamba tesa nel nostro processo decisionale con una credibilità e una forza che non ha eguali.

La fama di Coca-Cola è il risultato di anni di analisi e studi di neuromarketing, che hanno portato il brand a perfezionare ogni singolo aspetto del prodotto e della sua comunicazione, dal design della confezione fino alla scelta di utilizzare il rumore della lattina che si apre per gli spot (un ASRM prima della moda degli ASMR). È così che Coca-Cola è diventato un colosso del mercato mondiale, assicurandosi che chiunque, pensando a una lattina rossa, visualizzi immediatamente nella sua testa l’immagine di una Coca-Cola.

E se leggendo questo articolo ti è venuta sete, allora non c’è bisogno di dirti che l’esempio di Coca-Cola è la dimostrazione di quanto le tecniche di neuromarketing possano risultare efficaci, creando legami emotivi forti con i consumatori e influenzando le loro scelte.

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